DIAGNOSI DELLE VERTIGINI
La prima e fondamentale tappa è basata sulla topodiagnosi.
Il sistema dell’equilibrio è particolarmente complesso e
ammette tante possibili sedi di lesione, ma è quantomeno
fondamentale distinguere il danno recettoriale periferico
(vestibolare, visivo, propriocettivo), dal danno delle vie
nervose (afferenti, nuclei di elaborazione centrale, efferenti)
e dal danno del sistema efferente osteo-muscolare. Non
va inoltre mai dimenticato che la otoneurologia permette
una diagnosi topografica di sede ma non consente, salvo
rari casi, la diagnosi causale o eziologica della malattia.
La diagnosi, com’è noto, può, quindi, essere complessa e
richiedere un percorso multidisciplinare.
Molto spesso il percorso diagnostico parte dal MMG,
che valuterà caso per caso la necessità di una gestione diagnostico-
terapeutica in urgenza (tramite Pronto Soccorso o
Visita Specialistica Urgente qualora prevista nella propria
organizzazione sanitaria locale) oppure di una gestione
ambulatoriale che sarà orientata secondo il sospetto prevalente,
ossia più spesso otorinolaringoiatrica e via via meno
frequentemente neurologica, cardiologica, ortopedica, fisiatrica,
psichiatrica, etc.. Compito dello specialista sarà quello
di consigliare al MMG gli approfondimenti diagnostici del
caso oppure di proporre una “presa in carico” per l’esecuzione dell’intero percorso diagnostico e terapeutico inerente il
problema vertiginoso. Esiste sostanzialmente un solo punto
critico nel percorso diagnostico che ogni medico, MMG o
specialista, deve sempre avere molto presente: la terapia può
essere sintomatica e la diagnosi ovviamente può non essere
immediata, ma sempre il medico (e abbiamo visto che spesso
il primo chiamato in causa è il MMG) è tenuto ad un
primo bilancio importante ai fini prognostici del paziente: è
una vertigine centrale oppure no?
Il ritardo diagnostico può non essere facilmente perdonato
in caso di patologia neurologica rapidamente evolutiva
e non tempestivamente sospettata. |
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